martedì 4 agosto 2020

COME TE LA PASSI? Adolescenti durante il lockdown

Come te la passi? (3)

Di Elisa Lupano

Un sondaggio tra i ragazzi che frequentano il doposcuola di un’associazione di Torino


Qualche conclusione

Non si pretende dare delle conclusioni valide per tutti gli adolescenti, e nemmeno per gli adolescenti che frequentano l’Associazione ASAI di Torino, essendo così esiguo il numero dei ragazzi che hanno risposto. M qualche riflessione si può fare.

Dalle risposte emerge un forte senso di vuoto, di mancanza di quelli che sono chiamati i “contenitori” della loro vita: la scuola innanzitutto, e il doposcuola, dove non solo possono fare i compiti e trovare un aiuto, ma anche giocare, ritrovare gli amici, fare due chiacchiere con gli educatori e i volontari. Solo per qualcuno lo sport riempie la giornata o la settimana. Fare sport significa impegno, anche economico, e diponibilità dei genitori ad accompagnali e andare a prenderli, cosa che non tutti possono fare. Alla meglio, fare sport è dare due calci al pallone ai giardini, dove possibile.

Il vuoto fa sentire la noia, la solitudine e dà un senso di insofferenza. Dare un nome alle emozioni è importante, è un primo passo per saperle gestire, ma per gestirle ci vuole la relazione, la presenza dell’altro che ci fa da specchio e ci spinge a metterci in gioco. Infatti il desiderio più grande, quando l’isolamento finirà, è quello di rivedere tutti, fare festa, parlare molto faccia a faccia.

Dare un nome alle nostre emozioni è importante ma non basta, se siamo da soli.

Soli, si perché in famiglia si parla poco, non si gioca tanto con i fratelli e le sorelle, piuttosto passano le comunicazioni di servizio: segui la lezione, hai fatto i compiti, metti in ordine la stanza o la cucina. Così rimane molto tempo per pensare: pensare a quel che manca, a quello che non si può fare, a quello che non si è detto e si sarebbe voluto dire. Questo sarà il bisogno più grande, all’apertura delle scuole e delle attività extrascolastiche. Un bisogno di ascolto e di narrazione delle proprie emozioni, che andrà raccolto da tutti, per dare il tempo di ritornare, con i tempi che ci vorranno, alla normalità.

Le scuole sanno che non potranno far fronte a tutte le nuove esigenze da sole, ma potranno contare su esperti del Privato Sociale e del Terzo Settore: l’attività di counselling, per potenziare le competenze emotive e sociali dei ragazzi, alimentare la resilienza di fronte alle esperienze traumatiche, ed inventare nuove soluzioni ai problemi, potrà essere un valido aiuto per ripartire.

 

Nessun commento:

Posta un commento